Su di me

Quello che sono, quello che amo, quello che faccio. E soprattutto perché.

ICONE E SIMBOLI

Più di tutto mi affascina la bidimensionalità, la staticità, la composizione grafica che lascia spazio alla forte carica simbolica e rende tutto iconico e definito.

Rendere visibili storie, personaggi, ma anche concetti astratti attraverso simboli, come fossero amuleti che svelano significati reconditi. Tutto questo serve a dare un senso e a rielaborare ciò che vedo e che mi ispira: non è un processo che si concilia bene con la vita quotidiana di oggi, ma è mi è necessario per non implodere nella mia intimità.

Mi ispira l’arte medievale sacra e cortese dalle vetrate delle cattedrali gotiche ai codici miniati, la pittura dei primitivi fiamminghi e italiani, le icone russe, i mosaici bizantini, i tarocchi, l’iconografia esoterica, gli ex-voto, ma anche l’arte visiva degli anni ’20-’30.

L’illustrazione e l’arte contemporanea mi interessano moltissimo, ma non m’ispirano altrettanto. Per creare cose nuove ho bisogno di guardare più indietro.

Disegno per chiarirmi le idee e mi accorgo di come i pensieri, che inizialmente sono associazioni d’idee spontanee su un determinato argomento, emergono ancora meglio a cose fatte, unendo i puntini dei tanti simboli racchiusi nell’illustrazione.

ROSSO, GIALLO, BLU

Le regole di un gioco in cui mille possibilità sono contenute nel limite. Se no non mi diverto. O forse mi disperdo.

Il mazzo di tarocchi della Vedova Fantini di Borgomanero trovato nell’ex fabbrica di spruzzatori di mio nonno, che ormai è diventata una sorta di wunderkammer di oggetti familiari obsoleti e impolverati, e i quadri di Mondrian, hanno in comune qualcosa: i colori. Primari.

Gli stessi colori primari che uso anche io: rosso, giallo, blu. Devono incastrarsi con il grigio neutro, il bianco e il nero. Mio il castello, mie le regole.

ISPIRAZIONI

Per far coincidere il disegno con la vita.

Tutta colpa di un viaggio in Sicilia, dove la visione mistica di splendori sacri ha generato in me l’urgenza di collegare la testa e lo spirito a una matita su un foglio di carta, per dar forma a qualcosa di sopito.

Da quel momento una delle mie attività preferite, è quella di scovare luoghi suggestivi dove posso perdere per qualche ora la cognizione della mia epoca e della logica che la governa, viaggiare nel tempo o almeno mischiare le carte in tavola.

Un mondo fatto di musei più o meno noti, dimore folli, capannoni dismessi, santuari frequentati per lo più da anziani, luna-park abbandonati per il freddo, fari, dighe e tonnare metafisiche, cimiteri monumentali nascosti nel bosco.